La donnazione in letteratura
Questa metafora del cibo è stata già usata dal profeta Ezechiele e dall’autore dell’Apocalisse, per descrivere l’ accoglienza intima e individuale della parola codificata e contemplata in un libro. Uscite da quell’angusta casa di bambola ibseniana (dove la donna è giudicata dalle leggi degli uomini, come se non fosse una donna, ma un uomo) appropriandovi dello sconfinato potere rivoluzionario del pensiero; della fortificante e fecondatrice energia del sapere. Nel Talmud c’è scritto: “Dio non ha creato la donna dalla testa dell’uomo perché la comandasse, né dai suoi piedi perché fosse schiava, ma dal fianco di lui, perché rimanesse vicina al suo cuore”. Donna, Domna, Domina: Padrona! Da Medea ad Elettra, da Saffo ad Ipazia. Spaziani, Rosselli, Pozzi, Achmatova, Cvetaeva, Szymborska. Dalle donne Vampiro di Stoker a quelle Diaboliche di Villiers de l’ Islam-Adam, dalla Locandiera alla Cortegiana, dalla sparviera Manzini all’ iguana Ortese. Da Lisistrata alla Lupa, da Aminta ad Arianna, da Madame Bovary ad Anna Karenina, da Marianna Sirca a Marianna Ucrìa, da Malombra a Carmen, a Pamela, a Renata, ad Alberta. Le donne disinibite del Boccaccio e dilaniate del Tasso; le mistiche Rosvita, Dhuoda, Caterina da Siena, Angela da Foligno, Teresa d’Avila, Ildegarda di Bingen. Da Sybil Vane a Miss Clara, dalla Woolf alla Stein, da Margherite Yourcenar a Marguerite Duras, dalla signorina Else al ritratto di Signora. Lara, Zuleika, Blume, Dolores, Salambô, Elda, Marthe, Velléda, Izé. Sara, Rebecca, Rachele, Dalila, Rut, Ester (Viola, fervida lettrice dalla sensualità onnivora). Liebrecht,Oates, Munro; Labé, Colette, Nin, Barnes.Clotilde Marghieri,Fausta Cialente,Lina Pietravalle,Anna Banti,Cristina Campo,Francesca Sanvitale, Melania G. Mazzucco,Matilde Serao ed Elsa Morante…”Intorno alle sue palpebre ammorbidite s’era sparso un pallore debole e attònito. Le sue labbra, da fredde s’erano fatte brucianti. E allora io sentii nella bocca un gusto di dolcezza sanguinosa che in un attimo distrusse tutti i miei pensieri” (E. Morante, L’ isola di Arturo).
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