Benevento: sorda dalla nascita, ma l’INPS le revoca l’ assegno


Avere una patologia accertata fin dalla nascita ed essere trattata come una ‘falsa invalida’. E’ amara e paradossale la storia di Maria Paola Vernuccio, una ragazza che vive alle porte della città con la propria famiglia. Ventuno anni e nessuna voglia di farsi sopraffare dal deficit fisico: malgrado la sordità totale che l’accompagna dal primo giorno di vita, la esile e fiera Maria Paola si è diplomata al Liceo Artistico e oggi frequenta con passione un corso di design. Una ragazza come tante, con mille sacrifici e un solo, grande sogno: avere un futuro felice. Un obiettivo da raggiungere senza scorciatoie, canali preferenziali, posti riservati. Solo la forza dell’impegno e l’immenso affetto dei propri cari, in particolare quello di mamma Giovanna che ha insegnato a Maria Paola a non chiedere mai niente come un piacere se è un diritto.    Fino al diciottesimo anno di età è stata lei, Giovanna, a percepire l’indennità mensile riconosciuta dallo Stato per l’invalidità della figlia. Un diritto, quindi, messo nero su bianco dall’Inps con validità perenne. Con il raggiungimento della maggiore età il beneficio si è trasferito direttamente a Maria Paola. Grazie a internet, la ragazza può verificare in tempo reale l’avvenuto accredito dell’assegno mensile da riscuotere allo sportello bancario nei primissimi giorni del mese.  Una procedura ripetuta con successo più e più volte dal settembre del 2010, fino a quando, due giorni fa, la studentessa non trova un’amara sorpresa: l’assegno di dicembre non è stato accreditato. Solo un disguido tecnico? Maria Paola si reca di persona in banca con mamma Giovanna e prende atto che non un banale intoppo procedurale ha fermato i pagamenti ma una precisa disposizione dell’ente erogatore: l’Inps.  A Giovanna e Maria Paola torna allora alla mente quella strana lettera giunta a casa solo qualche giorno prima, il 30 novembre: “Gentile signora – scriveva l’Inps in data 8 novembre – le comunichiamo che la prestazione di Invalidità civile di cui è titolare viene sospesa poiché la Commissione Medica Superiore non ha ritenuto valide le motivazioni presentate per giustificare la sua assenza alla visita medica di controllo”. Una missiva parsa subito surreale alle due donne. Non tanto perchè nella lettera ci sono spazi vuoti in corrispondenza di elementi fondamentali come il numero di codice della pensione di invalidità, ma soprattutto perchè alla visita, cui sarebbe stata “ingiustificata assente”, Maria Paola si è recata regolarmente martedì 29 novembre su invito dell’Asl recapitato il giorno 24.  “Ancora una volta – commenta Giovanna Celestre, mamma di Maria Paola – dobbiamo fare i conti con situazioni che feriscono le persone più dello stesso handicap fisico. Com’è possibile che a mia figlia venga comunicata la sospensione del trattamento di invalidità a causa dell’assenza a una visita che al momento della lettera non si era ancora svolta? A quella visita, peraltro, mia figlia avrebbe potuto anche non sottoporsi dal momento che la sordità totale congenita già accertata, purtroppo, non rientra tra le patologie suscettibili di modifiche nel tempo. Eppure ci siamo recati ugualmente in Via Calandra il 29 novembre e mia figlia ha sostenuto la richiesta verifica in quanto siamo abituati a rispettare le procedure adottate dagli organi competenti. Ma dobbiamo prendere atto che la nostra fiducia è mal riposta. Già in passato a mia figlia era stato negato immotivatamente un diritto, vale a dire la possibilità di frequentare la scuola con la presenza di un operatore che traducesse le lezioni nella lingua dei segni. Fu necessario protestare a gran voce e coinvolgere gli organi d’informazione per far sì che la Provincia confermasse il servizio che aveva assicurato negli anni precedenti. Voglio augurarmi – conclude Giovanna Celestre – che l’Inps ci spieghi al più presto che tipo di problema si è verificato. Resta comunque un gran senso di amarezza per le umiliazioni che mia figlia e io dobbiamo ancora una volta subire. L’handicap fisico si può anche superare. Ma contro l’insensibilità di certa burocrazia è davvero difficile combattere”. E leggendo la missiva dell’Inps c’è da restare effettivamente interdetti. Nella comunicazione recapitata a Maria Paola Vernuccio non compare l’indirizzo presso il quale far pervenire eventuali osservazioni in merito alla procedura adottata dall’Istituto. Un passo da compiere entro 90 giorni dalla data di ricezione della informativa, pena la revoca definitiva del trattamento assistenziale.
RASSEGNA STAMPA da Il Sannio Quotidiano

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