Colasanto-De Girolamo, pressing riuscito:Caldoro sblocca 30 milioni per l’ASL BN
30 MILIONI PER RISANARE DEBITI E PROGRAMMARE IL FUTURO DELLA SANITA’ SANNITA
I soldi dovrebbero essere sul conto già domani
mattina. Trenta milioni di euro che serviranno all’Asl di Benevento per
archiviare il passato e proiettarsi verso il futuro. A annunciare, ieri
mattina, l’happy end di una vicenda di sofferenza finanziaria che da mesi tiene
in ostaggio la sanità sannita, sono stati il consigliere regionale del Pdl,
Luca Colasanto, e la deputata pidiellina, Nunzia De Girolamo. Non ha
avuto scelta, Stefano Caldoro. Il presidente della giunta regionale alla fine
ha ceduto al pressing incessante dei due esponenti del Popolo della Libertà e
ha sbloccato i fondi per l’Asl di Benevento. “Un importante risultato che
consentirà alle strutture convenzionate di poter riscuotere i crediti dall’Asl
e ai lavoratori di affrontare il futuro con maggiore serenità”, commentava ieri
Colasanto. “Una boccata d’ossigeno per tutta la sanità sannita”,
apostrofava la coordinatrice provinciale del PdL De Girolamo.
Una svolta nei conti dell’Asl che ha fatto
tirare un sospiro di sollievo al direttore generale Michele Rossi, approdato
all’azienda sanitaria solo due mesi fa.
tirare un sospiro di sollievo al direttore generale Michele Rossi, approdato
all’azienda sanitaria solo due mesi fa.
Direttore,
finalmente una buona notizia: la Regione Campania sblocca i fondi. Le casse
dell’Asl si rimpinguano con oltre 30 milioni di euro.
“E’
un’ottima notizia, ora aspettiamo che arrivi l’accredito sul conto
dell’azienda”.
Era
davvero tanto grave la situazione finanziaria dell’Asl di Benevento?
“Gravissima
e nota a tutti. La Regione, con la ridistribuzione del fondo regionale, per
effetto del decreto numero 42 del 9 giugno scorso, ha sottratto all’Asl circa
30 milioni di euro sull’intero bilancio 2011 in una sola tranche, altri 30
milioni relativi all’anno 2010 ci vengono sottratti in ‘comode’ – si fa per
dire – rate fino al 31 dicembre 2012. Questo significa che la nostra dotazione
mensile si ferma a 18 milioni e 515 mila euro. Consideri che 12 milioni al
mese servono solo per pagare gli stipendi, comprensivi di contributi, ai
dipendenti”.
e nota a tutti. La Regione, con la ridistribuzione del fondo regionale, per
effetto del decreto numero 42 del 9 giugno scorso, ha sottratto all’Asl circa
30 milioni di euro sull’intero bilancio 2011 in una sola tranche, altri 30
milioni relativi all’anno 2010 ci vengono sottratti in ‘comode’ – si fa per
dire – rate fino al 31 dicembre 2012. Questo significa che la nostra dotazione
mensile si ferma a 18 milioni e 515 mila euro. Consideri che 12 milioni al
mese servono solo per pagare gli stipendi, comprensivi di contributi, ai
dipendenti”.
Ma
così un direttore generale ha le mani legate: mandati di pagamento che
lievitano, nessuna possibilità di programmare il futuro…
“Esatto.
Stiamo accumulando debiti nei confronti perfino dei fornitori. Ogni mese,
sforiamo di 7 milioni di euro, rispetto ai costi fissi. Una difficoltà
finanziaria notevole che abbiamo rappresentato agli organi di stampa, al
prefetto, alla classe politica nazionale, regionale e locale”.
Solo
ieri la buona notizia. Con i circa 30 milioni di euro che stanno per arrivare
nelle casse dell’Asl, anche il tavolo istituzionale convocato per domani dal
prefetto si svuota di contenuto. Non crede che ormai sia inutile?
“Al
momento non mi risulta che il prefetto abbia disdetto il vertice. Quindi, visto
che la convocazione resta, vi aderirò senz’altro”.
A cosa
serviranno i 30 milioni di euro che stanno per arrivare?
“Oltre
a garantire il pagamento di tutti gli emolumenti mensili dovuti al personale,
ci permetteranno di allineare a giugno 2011 tutti i pagamenti alla farmaceutica
convenzionata, ai laboratori, agli ambulatori di radiologia, alle case di cura,
ai centri di dialisi, ai centri di riabilitazione. E consideri che, allo stato,
alcune di queste voci sono ferme al saldo 2010”.
a garantire il pagamento di tutti gli emolumenti mensili dovuti al personale,
ci permetteranno di allineare a giugno 2011 tutti i pagamenti alla farmaceutica
convenzionata, ai laboratori, agli ambulatori di radiologia, alle case di cura,
ai centri di dialisi, ai centri di riabilitazione. E consideri che, allo stato,
alcune di queste voci sono ferme al saldo 2010”.
Lei è
alla guida dell’Asl di Benevento solo dal 3 ottobre scorso. Che azienda ha
ereditato?
“Da
medico e da beneventano, sono orgoglioso di poter affermare che ho avuto modo,
in questi due mesi, di conoscere grandi professionalità. Ho riscontrato un
impegno generalizzato nell’affrontare le questioni sanitarie nel Sannio. Ma,
ahimè, ho anche trovato i segni della mancanza di un riferimento certo e
stabile: non dimentichiamo che l’Asl di Benevento ha vissuto due anni di
commissariamento. Un lasso di tempo in cui si sono succedute persone
degnissime, ma con un mandato parziale e a termine. Mi sono anche imbattuto in
un bilancio con 25 milioni di euro di perdita”.
Direttore,
è innegabile che lei erediti un passato pesante, ma ora è il momento per la
sanità nel Sannio di ripartire. Davanti a sé ha tre anni – il suo è un mandato
di lungo periodo -, ha quindi l’occasione di lasciare il segno. Come affronterà
questa sfida?
“Il
lavoro che ho davanti è tanto. Sarà un percorso faticoso. La provincia di
Benevento non è ampissima, ma è articolata: ha bisogno di risposte
differenziate. Non c’è dubbio che l’aspetto economico e finanziario è
preponderante Il decreto numero 42 persiste e persisterà: questo significa che
anzitutto vanno rivisti in un’ottica di maggiore centralità i centri di costo
di quest’Asl”.
Sta
dicendo che c’è bisogno di un controllo più vigile?
“Mi
limito a dire che il controllo sui centri di costo non è al top”.
Il
che, probabilmente, ha consentito anche che si verificassero situazioni
imbarazzanti come quella della Chiesa di Morcone di cui lei ha dovuto
interessarsi subito, a pochi giorni dalla nomina. Ma pare che si registrino
anomalie e irregolarità nella gestione del patrimonio immobiliare dell’Asl
anche in altre aree della provincia, in Valle Telesina, per esempio.
“Sicuramente
ci sono questioni che vanno approfondite. Sto prendendo atto, quotidianamente,
che l’Asl di Benevento ha un cospicuo patrimonio immobiliare: Sant’Agata dei
Goti, Cerreto, San Bartolomeo, Piana Romana. Sono strutture inutilizzate, come
quella di Pietrelcina, o sottoutilizzate come quelle di Cerreto o San
Bartolomeo. Un patrimonio acquisito quando c’era una concezione diversa della
sanità sul territorio. Oggi c’è un modo nuovo di fare politica sanitaria: i
comportamenti del passato ci hanno permesso di capire che non è utile costruire
l’ospedale sotto casa, ma che può essere più utile rafforzare un ospedale di
Terzo livello come il Rummo, e potenziare le infrastrutture, come gli eliporti
di Benevento, Cerreto, Sant’Agata dei Goti e San Bartolomeo”.
Restiamo
a San Bartolomeo, quell’ospedale resta una cattedrale nel deserto. Un’opera
incompiuta. Non ha alcuna possibilità di rinascere?
“Ormai
il sogno è finito. L’ospedale di San Bartolomeo è stata una grande illusione e
niente più. Il Piano ospedaliero regionale non prevede più un presidio
ospedaliero a San Bartolomeo, ma un Psaut, un ospedale di comunità, e
poliambulatori”.
Ma c’è
una sanità nel Sannio di cui poter essere fieri?
“Pochi
mesi per una diagnosi non sono tanti. Ho avuto però già modo di conoscere
realtà assistenziali di grande utilità sociale”.
E
l’ospedale di Cerreto?
“Chiariamo
ancora una volta che anche a Cerreto il Piano ospedaliero regionale non prevede
più un presidio ospedaliero. Certo è una struttura che va potenziata.
Accanto al Psaut, la struttura di primo soccorso, prevediamo di attivare un
Unità di Cure Complesse Primarie, in grado di garantire l’assistenza a
patologie non complicate con trattamenti risolutivi in ambulatori specialistici
in collaborazione con i medici di base, un’attività utile anche per non
ingolfare il Pronto soccorso dell’unico ospedale di Terzo livello a Benevento,
il Rummo. Sempre a Cerreto, istituiremo un Hospice, per la gestione di pazienti
anziani con patologie in fase di compenso emodinamico”.
C’è
poi il caso Sant’Agata dei Goti: un ospedale che opera al di sotto
delle sue potenzialità. Che azioni ha in mente per far decollare una struttura
ospedaliera strategica come quella?
“E’
vero, l’ospedale di Sant’Agata dei Goti è parzialmente attivo. Su 100 posti
letto autorizzati, ne sono attivi solo 75, l’occupazione è parziale. Stiamo cercando
di rafforzare la struttura innanzitutto con una rivisitazione
dell’organizzazione in maniera più flessibile. I posti letto autorizzati
vengono gestiti con personale non sempre numericamente sufficiente. Stiamo
cercando nuove professionalità che possano implementare qualitativamente e
quantitativamente l’attività assistenziale dell’ospedale. Ma per rilanciarne le
potenzialità c’è bisogno di uno scatto d’orgoglio di tutto il personale. E devo
dire che sto avendo segnali estremamente incoraggianti da parte di tutto il
personale”.
I 5
distretti sanitari subiranno variazioni?
“Stiamo
girando in lungo e in largo i distretti dell’Asl. Probabilmente, sarà utile una
ridistribuzione degli attuali direttori, così come sicuramente dovremo
intervenire per una riorganizzazione degli uffici amministrativi”.
Lei ha
accennato agli eliporti: anche qui anni e anni passati invano a progettare, a
teorizzare sull’importanza strategica degli impianti, a costruire soluzioni, ma
le piattaforme sono ancora ferme, a Benevento, come a Sant’Agata dei Goti, a
San Bartolomeo e a Cerreto. Perché?
“A
Benevento, sono state da poco superate tutte le difficoltà tecniche, ora si
tratta di attivare la squadra anti-incendio H 24, lavoratori specializzati che
abbiano seguito un corso e acquisito il brevetto. Tutto ciò comporta costi
notevoli: solo per l’eliporto della città capoluogo parliamo di circa 400 mila
euro. Mi auguro che la collaborazione con l’azienda ospedaliera Rummo permetta
di trovare una soluzione condivisa per l’attivazione immediata dell’eliporto.
Nelle altre zone, la situazione è più semplice, perchè lì non ci sarà bisogno
di una squadra attiva 24 ore su 24, ma l’eliporto potrà essere utilizzato ‘al
bisogno’”.
Nelle
scorse settimane, si è arrivati a una frattura con i medici di base. A che
punto è la vertenza?
“Stiamo
ricomponendo una frattura, precedente al mio insediamento, dovuta a modalità di
pagamento da una parte, e di recupero di somme dall’altra. Contestualmente,
stiamo affrontando la riorganizzazione dell’emergenza territoriale in ossequio
al Piano ospedaliero regionale”.
E’
vero che anche le ex Guardie Mediche potrebbero subire tagli?
“La
provincia di Benevento ha sedi di Continuità assistenziale, come oggi si
chiamano le ex Guardie Mediche, in esubero. Ma la direzione generale, al
momento, non riesce a occuparsi della questione”.
Perché?
“Perché
in quest’Asl, commissariata per due anni, anche attualmente il “povero”
direttore generale non è messo nelle condizioni di operare al meglio, perché
privo di direttore sanitario e amministrativo”.
Ma non
spetta al direttore generale nominarli?
“Certo.
Ma non posso procedere alla nomina, prima di aver firmato il contratto”.
Vuol
dire che, allo stato, lei è senza contratto?
“Il 3
ottobre scorso mi è stato notificato il decreto di nomina. Ma non ho ancora
sottoscritto il contratto. E come me anche gli altri 6 direttori generali
nominati in Campania. La firma deve avvenire alla presenza del presidente della
giunta regionale Caldoro. E io sono qui che aspetto. Mi auguro di poterlo
firmare presto. Ma soprattutto mi auguro che il management possa essere nella
sua interezza totalmente dedicato al rilancio di un’Asl che, per troppo tempo,
ha vissuto una gestione commissariale che, indiscutibilmente, ne ha limitato le
enormi possibilità. Possiamo fare di più e soddisfare quella attesa di salute
che il Sannio aspetta e merita da tempo ”.
da Il Sannio Quotidiano
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