SANT’AGATA DE GOTI- Saticula può tornare a casa
giu.for. da ‘Il Sannio Quotidiano’
“Un punto di partenza e non di arrivo”. Si può comprimere nella espressione del Primo cittadino, Carmine Valentino, il senso della serata ieri consumatasi. Il senso dell’ impegno che si dovrà profondere, da oggi ancor con maggiore tenacia, per riconsegnare al paese la sua medesima storia ed una fase di rinnovata speranza. “Perché”, come sottolineato dal Presidente dell’Ente provinciale sannita, Aniello Cimitile, “si vive anche di cultura”. La cerimonia di ieri, articolatasi tra la fase della conferenza e quella espositiva,segna una tappa epocale per la comunità. Finalmente dotata di un plesso pubblico ed organizzato atto a mettere in vetrina la sua plurisecolare storia; la sua affascinante miscela di civiltà. La Chiesa di San Francesco, sede della cellula e delle comuni speranze di rinascita, colma l’ imbarazzante vuoto. La imbarazzante voragine verso il cui essere alcun amministratore aveva mai avvertito imbarazzo. La storia della cellula archeologica – questa la denominazione tecnica - affonda le radici nell’ impegno iniziale di una persona; quella che, con pochissimi altri, ha da sempre creduto nelle potenzialità del patrimonio storico ed artistico del paese. Claudio Lubrano, vertice della locale Pro Loco, è alla base di questa piramide; la sua sensibilità, la sua insistenza, i suoi progetti hanno potuto prendere forma quando le medesime si sono incontrate con la condivisione del sindaco Valentino. “Tenace e caparbio”, come da definizione di Razzano,capace e sensibile con la sua Amministrazione – cenno particolare per il già menzionato assessore Razzano - di intavolare la trama della diplomazia e della interlocuzione con i vari Enti. La Regione, da cui sono giunti i fondi intercettati in seno ai Pon, l’Ente Provinciale e le varie Soprintendenze. Con cenno particolare per la sensibilità di figure – Soprintendenti e funzionari - quali quella delle dottoresse Cinquantaquattro, Tomay, Campanelli. Dal dialogo interistituzionale, come giustamente evidenziato dal vertice della Rocca, deve ricavarsi “un patto per difendere e valorizzare il patrimonio”. Ed ora,come ha proferito la dottoressa Tomay, “vogliamo che il bello che ci è stato sottratto torni a Sant’Agata”. Vogliamo, come sottolineato da Razzano, “che la cellula sensibilizzi e muti il presente quadro atteso che parte del patrimonio è ancora difficilmente fruibile”. Si registra – nota finale - la mancata presenza di esponenti della minoranza e di alcune associazioni operanti sul territorio.
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