Montesarchio, arrestato Panella: denunciate altre 17 persone
Nella
mattinata odierna, all’esito di un’indagine coordinata dalla Procura della
Repubblica di Benevento, personale della Questura e del Comando Provinciale della
Guardia di Finanza di Benevento, ha eseguito una misura di custodia cautelare in carcere, disposta dal Giudice
per le Indagini Preliminari del Tribunale di Benevento, su richiesta della
Procura, nei confronti di un cittadino beneventano residente a Montesarchio, per
i delitti di associazione per delinquere (416 c.p.), trasferimento fraudolento di beni (512 bis), truffa aggravata per il
conseguimento di erogazioni pubbliche, dichiarazione
fraudolenta mediante altri artifici (3 D.
Lgs. n. 74/00), indebita compensazione (10 quater D.
Lgs. 74/00), nonché un decreto di sequestro preventivo di 7 società, comprensive degli asset aziendali, di beni strumentali, di beni mobili e immobili alle
stesse intestate – con
sedi legali ed unità operative in Roma, Firenze, Prato, Benevento, Montesarchio
(BN), Apollosa (BN) e nelle provincie di Verona, Aosta e Terni, operanti nei
settori alberghiero, della consulenza tecnologico informatica, dei
rifiuti, del noleggio autovetture, del commercio di prodotti petroliferi e
della fabbricazione di mobili – tutte riconducibili all’arrestato, per un valore di
oltre 3.000.000.00 di euro, oltre ad un immobile fittiziamente intestato ad
un’indagata ma riconducibile all’arrestato.
Inoltre, è in corso di
esecuzione un decreto di sequestro preventivo
finalizzato alla confisca per equivalente, per un valore di Euro 1.059.858,76 relativo a depositi bancari, titoli finanziari, beni mobili
ed immobili nella disponibilità di 4 società a Responsabilità Limitata nonché dei
legali rappresentanti, nonché un decreto di sequestro preventivo finalizzato
alla confisca per equivalente per
un valore di Euro 1.291.605,59 per
due truffe perpetrate a danno dello Stato per l’erogazione di contributi
pubblici.
Il
provvedimento è stato adottato al termine di una complessa e articolata attività
d’indagine, svolta da personale della Squadra Mobile di Benevento e da militari
del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di
Benevento, all’esito della quale son stati deferiti in stato di libertà anche altre
17 persone, a vario titolo coinvolte, per i medesimi delitti di associazione
per delinquere (416 c.p.), trasferimento fraudolento di beni (512 bis), truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni
pubbliche, dichiarazione fraudolenta mediante
altri artifici (3 D.
Lgs. n. 74/00), indebita compensazione (10 quater D.
Lgs. 74/00) ma anche per il reato di favoreggiamento personale finalizzato alla
elusione delle attività di investigazioni condotte nell’ambito delle presenti
indagini preliminari, sul punto sono in corso ulteriori accertamenti anche per
verificare la esistenza di illecite rivelazioni di segreti di ufficio.
L’attività investigativa, indirizzata sin da
subito nei confronti dell’arrestato, pluripregiudicato
ed elemento di spicco della criminalità operante nella Valle Caudina, ha consentito di acquisire gravi indizi in ordine ad una operazione sistematica di intestazione
fittizia di società, beni immobili e mobili posta in essere dal medesimo,
finalizzata ad eludere le disposizioni di legge in materia di misure di
prevenzione patrimoniali.
La ricostruzione puntuale delle singole vicende – su indicazioni
documentali logicamente corroborate dall’esame delle risultanze patrimoniali
degli intestatari fittizi e narrativamente sostenute dalle intercettazioni
delle conversazioni intervenute tra l’arrestato e i diversi soggetti (collaboratori,
familiari o altri imprenditori) che con lui colloquiavano per motivi attinenti
ai fatti contestati – ha evidenziato la
natura fittizia
di tutti i trasferimenti oggetto delle contestazioni.
I trasferimenti operati,
lungi dal costituire il frutto di genuine operazioni societarie e commerciali,
hanno rappresentato solo lo schermo dietro il quale l’arrestato, dopo lunga
detenzione e successiva sottoposizione alla misura di prevenzione personale
della sorveglianza speciale, effettivo dominus
delle aziende materialmente gestite, ha tentato di porre al riparo le sue
imprese e i suoi beni, immobili e mobili, dai rischi di una possibile confisca
di prevenzione, potendo a tal fine confidare sulla compiacente collaborazione
prestata da diversi soggetti, appartenenti alla sua cerchia familiare, amicale
o lavorativa.
Le operazioni eseguite, infatti,
sono o prive di ragionevolezza economica o contrastanti con emergenze
documentali o, ancora, smentite dal contenuto delle conversazioni intercettate,
lette al lume delle disponibilità patrimoniali dei protagonisti.
L’indagine ha evidenziato così come gli interessi criminali dell’arrestato si siano spostati
verso un’attività criminosa più “raffinata” e redditizia, finalizzando la
gestione delle sue società all’arricchimento personale attraverso guadagni non
dichiarati né tracciabili.
L’elevatissima
disponibilità economica di cui l’indagato dispone inevitabilmente lo ha indotto
ad utilizzare meccanismi interpositori per creare una realtà imprenditoriale apparentemente
“terza”, non a lui attribuibile, al fine di blindare il “suo” patrimonio
concretamente aggredibile con misure ablative di prevenzione.
La delimitazione degli ambiti privilegiati di attività delinquenziali,
non quelle tradizionali, poste in essere oggi sul territorio caudino dall’arrestato,
non ha intaccato il
suo prestigio criminale, egli ancora si accredita come un effettivo, temibile
ed “autorevole” centro di potere criminale con capacità attuali di
penetrazione e di diffusione: i soggetti che a lui si relazionano sono
totalmente a lui asserviti e non in grado di contrapporre valide difese.
L’arrestato ha imposto
la propria presenza ramificando e diversificando la propria attività nel
territorio caudino, da quella economica a quella sociale e assistenziale.
In questo diverso modo ha consolidato
maggiormente il controllo del territorio caudino che in passato aveva affermato
non solo attraverso la commissione di una serie di reati in maniera particolare
contro il patrimonio e di traffico di stupefacenti.
L’attività investigativa ha consentito di acquisire gravi indizi
in ordine a come l’arrestato, rigenerandosi come “imprenditore”, abbia eretto
un sistema economico “illegale”, che invade e corrompe l’economia regolare,
alterandone il funzionamento, bloccandone la crescita e pregiudicando il
tessuto produttivo “sano” del territorio di Montesarchio, così
favorendo anche rapporti di contiguità e collusione, variamente definiti, dove
il tessuto produttivo sano e “l’impresa criminale” si sfiorano, si
incontrano, si sovrappongono, dove le attività legali nei contenuti diventano
illecite nelle modalità di
organizzazione e gestione.
Emblematica in tal senso è la gestione del servizio di accoglienza ai
cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale presso una struttura
recettizia di Apollosa.
Tali attività, appetibili soprattutto se
finanziate da politiche pubbliche e sussidi ad
hoc, e di sicura espansione economica, che permettono di realizzare elevati
profitti “leciti”, corroborano ulteriormente la forte capacità
“imprenditoriale” dell’indagato nel costruire i propri centri di potere e
nell’individuare nuove opportunità di guadagno, opportunamente e velocemente
reinvestito poi in altri mercati illegali.
Il mancato rispetto di normative e
regolamentazioni (oneri fiscali, contributivi ecc….), inoltre, gli consente di prevalere, con prezzi più bassi,
qualità scadente del materiale, forza lavoro in nero o ad intermittenza,
eliminando anzi sovrastando i vari competitors.
Inoltre, gli
esiti delle numerose conversazioni intercettate, in uno alla documentazione
acquisita, oltre il materiale
probatorio relativo alle singole vicende investigate,
hanno
consentito di acquisire gravi indizi in ordine all’esistenza, tra l’arrestato
ed altri indagati, di una associazione organizzata sulla base di regole criminali attraverso automatismi criminali collaudati, ben strutturata,
che ha operato in maniera sistematica per la commissione di reati di truffa aggravata ai danni dello Stato, di
dichiarazione fraudolenta mediante artifici, di indebita compensazione e in
genere di reati contro l’economia, con una netta ripartizione dei ruoli tra i
sodali.
Le condotte delittuose sopra descritte sono state
poste in essere attraverso operazioni societarie e finanziarie, realizzate
anche grazie all’apporto di professionisti, afferenti la gestione
di molteplici società, la maggior parte delle quali riconducibili al
principale indagato ed – in concreto – non operative ma utilizzate
precipuamente per finalità elusive o per la fittizia assunzione di personale.
Un episodio emblematico delle modalità operative
particolarmente elaborate dal gruppo criminale investigato è quello emerso in
relazione alle due condotte di truffa contributiva, laddove uno degli indagati,
dimorante in Svizzera, provvedeva a portare in Italia in contanti parte delle somme
erogate per il finanziamento pubblico, pari a circa 600mila euro in banconote
di franchi svizzeri, per la
distribuzione tra i coindagati.
Nella fase
preliminare di esecuzione del provvedimento di sequestro sono stati già
individuati nella disponibilità del legale rappresentante, numerose possidenze
immobiliari e/o mobiliari registrate, autovetture e disponibilità finanziarie
afferenti a conti correnti e rapporti finanziari.
È stata
sequestrata allo stato la somma di € 100.000,00 in contanti; la ricerca del
denaro è stata effettuata anche con l’impiego di idonea strumentazione tecnica
fornita dal Servizio Polizia Scientifica della Direzione Centrale Anticrimine
della Polizia di Stato, nonché con l’ausilio di unità cinofile “cash-dog” della Guardia di Finanza specializzate
nella ricerca e nel rinvenimento di denaro contante.
Sono altresì in corso di effettuazione, presso vari Istituti di Credito,
sistematiche operazioni di ricerca finalizzate all’individuazione di
disponibilità bancarie e/o finanziarie che saranno sottoposte a sequestro, sino
alla concorrenza del tributo evaso.
coinvolgimento di circa 130 appartenenti alle forze dell’ordine, oltre a quelli
della Questura e del Comando Provinciale della GDF di Benevento anche personale
del Reparto Prevenzione Crimine della Polizia di Stato di Napoli e Bari, unità
cinofile dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della Questura
di Napoli, personale del Compartimento Polizia Postale di Napoli, personale del
Nucleo PEF e dei Reparti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Benevento, è ancora in corso: sono oltre 50 le perquisizioni che si stanno
eseguendo su tutto il territorio nazionale.
L’odierna attività testimonia la costante e continua attività di
contrasto alla criminalità economico – finanziaria espletata dalla Procura
della Repubblica di Benevento, in sinergia, in questo caso, con la Questura ed il
Comando Provinciale della Guardia di Finanza, finalizzata ad
individuare condotte che agevolino l’occultamento dei valori, in modo da poter
efficacemente colpire le forme più insidiose di compenetrazione
nell’economia e di accumulazione patrimoniale realizzate dalle molteplici forme di criminalità
presenti sul territorio.
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