Valentino “Sant’Agata può (e deve) ritrovare la sua voce”
“In questi giorni, la stampa ha giustamente dato spazio alle ottime performance sia economiche che demografiche e turistiche di Telese Terme. Da dati e statistiche alla mano, il Comune termale si conferma come una delle realtà più dinamiche e attrattive del Sannio e nel contesto regionale. Un risultato che non arriva per caso”. Così il già sindaco saticulano Carmine Valentino in una disamina che, partendo dal caso Telese, tocca la situazione di Sant’Agata de’ Goti, grande inespressa in ottica di visibilità e promozione.
SANT’AGATA, “DECLINO GESTIONALE, STRATEGICO E COMUNICATIVO”
“Il sindaco Caporaso – prosegue Valentino – insieme alla sua Amministrazione e agli attori economici e sociali del territorio, ha saputo costruire negli anni una programmazione volta a valorizzare le risorse locali e puntando sulla collaborazione attiva di imprenditori, associazioni, cittadini. Una visione condivisa, concreta, che ha generato risultati tangibili in termini di economia, qualità della vita e presenze turistiche. Non si tratta di fare paragoni sterili, ma di trarre spunto e riflettere. Perché se Telese Terme cresce, il territorio cresce. Ma se Sant’Agata de’ Goti arretra, l’intero Sannio, la nostra Regione, perde una delle sue voci più autorevoli e identitarie. Non basta la bellezza se mancano le scelte, se manca il tracciato del percorso! Sant’Agata de’ Goti è ancora un luogo straordinario. Un borgo tra i più affascinanti d’Italia, custode di un patrimonio storico, paesaggistico e culturale unico. Negli ultimi anni, però, qualcosa si è incrinato. Non è un declino strutturale, ma gestionale, strategico, comunicativo”.
Così l’attuale esponente dell’opposizione che, quando al timone di Palazzo San Francesco, determinò momenti di ottima pianificazione anche in termini di promozione del territorio.
“SERVE UN FORMAT TURISTICO CULTURALE EVOLUTO”
“Molte delle iniziative che un tempo ne rappresentavano l’eccellenza — dalla Falanghina Felix a Sant’Agata città in festa, da Vigne e Vignette alla Rassegna della Mela Annurca, dal Sannio Film Fest – Borgo in Fest, fino agli storici eventi come “Tra le Antiche Mura,” rievocazioni storiche, stagioni di eventi culturali (Tufacea, ecc…), programmi destagionalizzati come nel periodo natalizio o pasquale, mostre archeologiche (vaso di Assteas, etc…) e concorsi di pittura, concerti e rappresentazioni teatrali promosse e condivise con associazioni locali, e tante altre, religiose e laiche — oggi sopravvivono nei ricordi più che nei calendari fatta qualche eccezione come l’evento annuale della Infiorata promossa meritoriamente dalla Società operaia di Mutuo Soccorso. Eppure, non vanno rievocate con nostalgia.
Vanno ri-programmate, aggiornate, rilanciate con una nuova visione, radicata nelle esperienze passate ma capace di parlare al presente ed innanzitutto al futuro. Serve un format turistico-culturale evoluto, identitario e sostenibile – ancora il già Primo Cittadino, altresì artefice del temporaneo ritorno in paese del Ratto d’Europa – e Sant’Agata de’ Goti ha tutto per tornare protagonista: paesaggi rurali e collinari ancora autentici; un centro storico ben preservatosi, e molto suggestivo; una vocazione agricola, con contrade e frazioni, forte e riconoscibile; una dimensione spirituale profonda, da Sant’Alfonso ai percorsi francescani; al percorso del condotto Carolino patrimonio Unesco. Un capitale umano seppur fortemente ridimensionatosi in questi ultimi anni fatto di giovani, artigiani, studiosi, imprenditori e associazioni che chiedono solo di essere messi nelle condizioni di contribuire, da invogliare e ridare fiducia. Ma servono scelte nette! Serve un cambio di passo. Non bastano eventi (sporadici) spot, spesso improvvisati, scollegati tra loro: senza un coordinamento istituzionale che eviti sovrapposizioni e conflittualità,ma valorizzi il tutto. Serve un format coerente, partecipato, continuo, che sappia valorizzare le risorse esistenti e attrarre nuove energie; un format che sappia parlare a chi viene da fuori, ma anche e soprattutto a chi vive il territorio ogni giorno, condiviso con quelle (ormai poche rimaste) attività economiche di ristorazione e ricettive presenti sul territorio.
COMUNITÀ HA ANCORA MOLTISSIMO DA DIRE
Questa riflessione non nasce da spirito polemico. Nasce da un senso di responsabilità verso una comunità che ha ancora moltissimo da dire. E che può tornare ad esserlo — voce, guida, riferimento — se riscopre il coraggio di progettare, ascoltare, condividere. Non basta aderire “tecnicamente e semplicemente” ed in modo subalterno (solo per esserci) ad una programmazione POC o PNRR, oppure, al bando MiC per la adesione a sostegno di una candidatura a Capitale Italiana della Cultura, distrattamente (forse ?) dibattuti da dare il sostegno alla candidatura della Unione dei Comuni della Città Caudina o, come a mio modesto parere più coerente, insieme e con Pietrelcina e Benevento semplicemente per un’affinità di percorso turistico religioso vocazionale più coerente e identitario con la nostra storia e cultura cittadina. Delle due l’una, come sempre una questione di scelta, sempre non da subordinati ma da co-protagonisti. Imbarazzanti equivoci da chiarire con scelte coerenti. E poi, mi sia consentito evidenziare che anche i tanti prestigiosi riconoscimenti ottenuti nel passato dalla nostra Città — frutto di sacrifici, buone pratiche amministrative e della collaborazione con associazioni e operatori economici del territorio — dimostrano come una visione condivisa e strategica possa produrre risultati concreti.
Penso, ad esempio, ai riconoscimenti del Touring Club Italiano, al titolo di Città d’Arte, al settimo Borgo più Bello d’Italia, al prestigioso riconoscimento della Città europea del Vino, e a molti altri ancora. A contribuire a questi traguardi è stata anche la valorizzazione degli eventi tradizionali del nostro territorio, compresi quelli sportivi, amatoriali e non — come il podismo e altre discipline — che da sempre rappresentano momenti di forte identità comunitaria e attrattività turistica “di nicchia”, settoriale. Tutti questi risultati non sono stati ottenuti improvvisando, ma attraverso una programmazione seria, coerente e sostenibile. Non serve aggiungere “una sagra in più”, organizzare “una notte bianca all’ultimo minuto” o proporre eventi “mascherati” da progetti culturali. Serve visione, continuità e collaborazione autentica tra istituzioni, associazioni e cittadini: con tanto coraggio ed un entusiasmo da sognatori. Il futuro non si improvvisa! Si costruisce con serietà, competenza, esperienza e visione e, si, anche con entusiasmo. Sant’Agata de’ Goti può rinascere! Ma deve volerlo con determinazione che non è mai mancata ai suoi cittadini. Questo – chiude Valentino – è l’auspicio mio e di tanti”.
Commento all'articolo