L’intervento di Carlo Panella – da ilvaglio.it
Tanto tuonò che piovve. L’inchiesta condotta per oltre due anni dal pm Antonio Clemente – ancora una volta e come sempre in sintonia col procuratore capo della Repubblica Giuseppe Maddalena – ha avuto sbocco nei gravissimi provvedimenti cautelari che hanno falciato l’amministrazione comunale di centrosinistra, al potere dal 2006, sotto la guida di Fausto Pepe (eletto come mastelliano poi trasmigrato nel Pd). Il primo cittadino è stato mandato via dal capoluogo, con l’obbligo di dimora fuori di essa.
Per il tranquillo svolgimento dell’attività giudiziaria un giudice ha disposto così…Due suoi ex assessori, da lui scelti, in carica nella prima consiliatura, sono a Capodimonte. Il suo mandatario alle prime elezioni del 2006, Silvano Capossela, poi diventato presidente dell’associazione dei costruttori (Ance), è ai domiciliari, tantissimi dirigenti e funzionari comunali, in servizio in tutto il periodo del suo sindacato, come il Primo Cittadino, sono stati colpiti dall’obbligo di dimora fuori dal comune, nel cui Municipio prestano servizio. Per chi non fosse già agghiacciato, aggiungiamo, a primo commento, le poche righe scritte da due eminenti magistrati del Tribunale di Benevento che hanno determinato i severi provvedimenti giudiziari, poco fa; 1) Ha, tra l’altro, scritto il procuratore Maddalena: “Dagli atti emerge uno spaccato criminale amministrativo davvero preoccupante… Un sistema di illegalità diffuso, rilevante nei comportamenti dei suddetti pubblici ufficiali, un vero e proprio ‘comitato trasversale di affari’ che ha determinato un condizionamento e un inquinamento ambientale nelle procedure d’ufficio, con conseguenti riflessi sulla credibilità del Comune e delle sue risorse… Ci sono fonti di prova soprattutto sul fenomeno della corruzione e/o concussione esteso a diversi amministratori e tecnici comunali… Rilevanti attività truffaldine accertate (di svariati milioni di euro) hanno rilevato uno scenario devastante circa la pervicace volontà di depredare le risorse pubbliche pur di raggiungere lucrosi interessi criminali. Disvelato un ‘sistema’ illegale che comprende il livello politico-amministrativo (sindaco, consiglieri), il livello dirigenziale-tecnico (dirigenti, funzionari e tecnici comunali), il livello imprenditoriale. Tutti i componenti del sistema criminale si muovono in sinergia per procacciarsi anche illeciti profitti personali… Il servizio pubblico è eventualmente garantito solo se coincidente col fine privatistico del guadagno personale”. Si può obiettare: Maddalena è il titolare della pubblica accusa.
2) E allora riportiamo cosa ha scritto Flavio Cusani, il Gip, giudice terzo, che ha solo esaminato gli atti della Procura, non ha fatto le indagini, ma ha disposto i provvedimenti: “Gli indagati agiscono ‘nel più rozzo favoritismo e nel mercinomio della funzione, non più svolta nell’interesse esclusivo della collettività, ma per perseguire utilità ed interessi privati propri, di familiari, di persone o imprese amiche; e ancora ‘emerge in particolare la mediocrità del personale tecnico e dirigente…che a parte la palese disonestà manifestata…appare del tutto inadeguato. I dirigenti e i tecnici vengono fuori…come i vasi di coccio di manzoniana memoria, stretti nella morsa costituita da una parte dall’arroganza dei politici disonesti e dall’altra dalle blandizie e dai favori offerti da imprenditori spregiudicati…’; infine la struttura burocratica del Comune di Benevento risulta aver abdicato alla funzione pubblica (di imparzialità, indipendenza e autonomia) ‘mostrandosi indifesa e debole di fronte agli abusi di potere e alla corruttela di alcuni dei politici eletti…’ “.E allora due sono gli elementi cardine di questo giorno infausto e che vanno subito esplicitati e distinti con chiarezza: l’aspetto giudiziario e quello politico-amministrativo.
L’aspetto giudiziario
Il principio garantistico della presunzione d’innocenza non va mai dimenticato. Ogni indagato è innocente fino al passaggio in giudicato della sentenza definitiva. Finora i coinvolti non sono nemmeno diventati imputati, non essendo stati rinviati a giudizio. Si conoscono le tesi dell’accusa, non quelle della difesa. Si dovrà prima celebrare un processo e forse anche altri dopo e quindi si potrà commentare la eventuale responsabilità per i delitti attualmente solo ipotizzati di concussione anche elettorale, corruzione, truffe aggravate, turbative di gare, frodi nelle pubbliche forniture, falsità ideologiche, abusi d’ufficio e frodi fiscali mediante l’emissione di fatture fittizie di importi rilevanti.….
Solo tre brevissime chiose:
1) Non siamo nel Far West, fortunatamente, e vanno respinte con forza le logiche forcaiole, quelle del, metaforicamente, “impicchiamo il sospettato al primo albero”;
2) Gli indagati hanno subito questi provvedimenti cautelari dopo essere stati ascoltati, nei mesi scorsi, alla presenza dei loro avvocati, quindi, dopo aver esposto la propria versione sui fatti in causa.
3) L’indagine s’è protratta per anni: prima di chiudere l’inchiesta, la Procura ha avuto tutto il tempo per approfondire la questione e proporre i capi d’accusa, con le misure cautelari relative e stamattina fatte adottare dal Gip. Insomma, non resta che seguire lo sviluppo della vicenda giudiziaria, confidando nella magistratura e con grandissima attenzione dato l’enorme interesse pubblico che essa suscita.
L’aspetto politico-amministrativo
Sotto questo aspetto il quadro è tutt’altro. Una cosa è la responsabilità penale che va accertata con tutti i crismi e i tempi necessari, perché può comportare la privazione della libertà personale dei conivolti e quindi con la sospensione d’ogni giudizio. Tutt’altra cosa è il giudizio politico-amministrativo che può ben darsi e fin da ora. Se sindaco, amministratori e dirigenti e dipendenti comunali si fossero comportati in modo regolare, come erano e sono tenuti a fare, pagati per questo con soldi pubblici, non avrebbero trascinato la città di Benevento così in basso, dal dover fare scrivere, sul proprio Municipio, quelle parole (e tante altre gravi) sopra riportate, a due magistrati notoriamente scrupolosi e prudenti come Maddalena e Cusani. Palazzo Mosti ne viene fuori come un palazzaccio, luogo della mediazione illegale, luogo per azioni di un sistema criminale! Dove l’interesse pubblico solo per caso viene perseguito, solo se, eventualmente, coincidente con quello privato… Non opinioni d’un giornalista queste, ma parole scolpite in atti giudiziari! Si dice che l’ordinanza del Gip consti di 700 pagine, per ora secretate, nelle quali c’è scritto di tutto e di più. In questa sede politico-amministrativa nulla interessa di come finirà sul piano penale la vicenda, perché il detto e e sottoscritto dopo oltre due anni di indagine e più che sufficiente perché il sindaco tolga il disturbo e con lui l’amministrazione così mal guidata. Per il grave danno arrecato dalle sue azioni e omissioni sul piano politico-amministrativo oltre che per l’immagine! Altro che città dell’Unesco, qui siamo nella città del clownesco! Ma di una tetra farsa, diventata dramma! Fin dall’incipit della nota odierna del procuratore Maddalena ogni beneventano potrà vergognarsi, per l’evocazione simbolica: “In data odierna in Benevento, Casal di Principe e San Cipriano d’Aversa, ufficiali della Questura di Benevento, hanno eseguito…”. In che compagnia…Per l’ingegnere Fausto Pepe e tutti gli indagati da parte nostra c’è l’augurio di dimostrare la propria innocenza, non è nelle nostre corde augurarci il contrario per alcuno. Ovemai risultassero colpevoli, invece, prenderemo atto delle condanne.Ma il sindaco Fausto Pepe non può rimanere un minuto di più dov’è. Come può farsi chiamare ancora Primo Cittadino dopo aver subito l’onta diretta di essere allontanati dalla città che si è affidata a lui, per due volte? E dopo aver così male vigilato su come funzionasse l’amministrazione comunale in tanti suoi componenti? Intanto che Pepe compia quest’atto elementare di assunzione di responsabilità politica, il Pd, che oltre al lui esprime anche il presidente del Consiglio Comunale, detenuto in carcere per la medesima inchiesta, glielo deve chiedere; così come devono seguirlo o anticiparlo nel gesto i consiglieri comunali e gli assessori tutti del centrosinistra, da questa inchiesta portati a zero credibilità. Già amministravano più che male, con queste ombre addosso dove credono di poter arrivare? Se non per virtù, lo facciano almeno per necessità: le Elezioni Politiche sono alle porte! Sono davvero per ciò allucinanti le due striminzite note di commento del segretario provinciale del Pd e dei consiglieri e assessori comunali di Benevento, quasi in fotocopia. Con quel pilatesco abbiamo fiducia nella magistratura e siamo pure solidali con il sindaco e gli altri arrestati. Ma come: una sta perseguendo gli altri! Non si può essere con tutti e due. E poi – soprattutto – non si può trarsene fuori come se fosse solo un problema di Fausto Pepe, Luigi Boccalone e Aldo Damiano! Assessori e consiglieri comunali tutti hanno responsabilità se al Comune di Benevento è accaduto quel che scrivono i due magistrati. Responsabilità non penali ovviamente, ma politiche e amministrative: dov’erano quando quelle scelte venivano prese, quando quel sistema che i giudici definiscono criminale veniva messo in piedi? Di cosa s’interessavano? Palazzo Mosti ha bisogno di un’operazione di pulizia radicale. Perché, ed è l’ultima notazione che facciamo, non la meno importante, l’amministrazione Pepe che ha prodotto questa inchiesta penale (ma sappiamo bene che tante altre inchieste gravano sul Comune di Benevento) ha fatto tutto ciò quando era già scoppiata la crisi economica, coi tantissimi beneventani che da allora non sanno come fare ad andare avanti. Cittadini e contribuenti che, forse, hanno scansato la dichiarazione di un dissesto finanziario per i debiti e che per questo Comune pagano non pochi tributi e ne dovranno pagare di più. Si torni al voto, Benevento va salvata non svergognata.
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