ARPAIA- Appia, tra vibrazioni, tir e velocità folle
essa che attraversa il Comune di Arpaia.
Severissime criticità, infatti, contraddistinguono i 500 metri di
strada, talmente evidenti nella loro estrema gravità da suggerire caldamente
una celerissima risoluzione. La primaria necessità, l’ imperativo sono, quindi,
quelli di restituire parametri di sicurezza alla viabilità ed alla
cittadinanza.Arpaia – centro di 1.954 abitanti -‘concorrente’ insieme ad altre
realtà allo storico podio di ‘sede delle Forche’ – è tagliato in due dalla
Statale Appia. Una arteria ad altissima frequentazione che congiunge – in via
praticamente esclusiva – il traffico della Napoli-Milano con centri, di
consistente densità commerciale ed industriale, quali Montesarchio e Benevento.
Tale arteria – nota anche come SS 7 bis –
in diversi tratti connotata da normale ampiezza nella carreggiata, si
restringe sensibilmente nel territorio di Arpaia. Un imbuto di asfalto che
squarcia in due il paese caudino, determinando severissimi inconvenienti.
Sollecitati dal locale referente di Ambiente e/è Vita, signor Piscopo, siamo
stati in loco per un sopralluogo. Appostati per non più di 10 minuti a bordo
strada – nel pieno centro del paese – siamo stati testimoni – innanzitutto –
della consistente mole di traffico interessante la zona. Un flusso di auto
praticamente incessante, ma soprattutto una altissima presenza di mezzi
pesanti. Autotreni a pieno carico percorrono questo budello di via a velocità
poco consone per un centro abitato. Immagini – il lettore – che sul corso o sul viale principale delle
rispettiva cittadina sfreccino – a decine ogni minuto – questi bestioni di
acciaio con notevole incedere. Si pensi al disagio che essi comporterebbero.
Pochissimi di loro, in primis, hanno il buon senso di decelerare. Transitano a
velocità sicuramente superiori ai 50 codicistici, indifferenti alla circostanza
di attraversare un centro urbano. Passare da un marciapiede all’ altro è realmente un’ impresa; andare al bar,
recarsi dal salumiere – se ciò implica un attraversamento – merita la massima
attenzione. Si consideri, inoltre, come il tratto si sviluppi su una notevole
pendenza. Non osiamo immaginare quale possa essere lo spazio di frenata di un
bestione del trasporto – tenuta presente la pendenza, il loro medesimo peso e,
ovviamente, la velocità di crociera. Stare nel bel mezzo di Arpaia equivale a
stare ai margini di un’ autostrada. In 10 minuti non abbiamo visto un solo
bambino attraversare la strada; segno evidente delle categoriche imposizioni di
genitori preoccupati dei pericoli insiti nella arteria. Ciò determina una seria
compromissione dell’ ordinarietà, del quotidiano vivere. Oltre a questa
fattispecie di pur grave rischio, vi è il non nuovo inconveniente che ricade
sulla tenuta strutturale della strada e degli edifici adiacenti. Le tonnellate
di acciaio che corrono senza soluzione di continuità nel paese ‘forcaiolo’
hanno finito per determinare cedimenti nella tenuta della medesima tratta. Le
vibrazioni sono tangibili, continue, intense. Scossoni ad ogni transito pesante
alimentano crepe ed avvallamenti compromettendo, altresì, la tenuta degli
edifici. E’ come se – ogni minuto – una decina di piccole scosse investisse la
zona. Urgerebbe, quindi – problema nel problema – consolidare la struttura
sottostante la strada, non limitandosi a semplici interventi sul tappetino.
Laddove, infatti, si è posta in essere una più approfondita manutenzione, si
apprezza una evidente meglio tenuta della strada stessa rispetto ai tratti ove
le opere sono state più superficiali. Il problema, ovviamente, non si può
risolvere – mancando itinerari alternativi – impedendo ai mezzi pesanti il
transito. L’unico rimedio, di conseguenza, vive nella limitazione della
velocità. I dossi artificiali, tuttavia, non possono posizionarsi – ex norme –
lungo arterie statali, né sarebbero suggeribili poiché amplificherebbero gli
scossoni. Si impone, pertanto – extrema ratio – la installazione di autovelox.
All’ ingresso ed in uscita dal paese, come forte deterrente a folli velocità.
L’ auspicio – come ovvio – è che – almeno per una volta – in Italia non si
operi per rimediare sull’ onda emotiva di tragedie bensì in una saggia direzione preventiva.
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