MOIANO-BUCCIANO- Ancora discariche..


Non
devi fare uno sforzo eccessivo, né percorrere inutilmente chilometri di strada.
Se sei mosso dall’ insano desiderio di ‘scoprire’ discariche a cielo aperto –
scopo foto-denuncia e pubblica sensibilizzazione –
  basta – molto semplicemente –abbandonare le
piazze e le strade principali ed addentrarsi
 negli angoli meno esposti e frequentati.

Di
qualsiasi paese della provincia. Ed allora, (molto) ben presto ti imbatterai in
cumuli di bustoni e copertoni che si sono ben ritagliati il loro spazio nel
contesto di un paesaggio che dovrebbe, invece, rimanere immacolato. E che
dovrebbe essere difeso, in primis, da quegli stessi cittadini che, invece, sono
i primi loro attentatori. Un primo scorcio ‘costellato’ di rifiuti vari e
quant’ altro – monumento alla umana idiozia – lo si può ammirare nei pressi delle
rampe che conducono sulla Fondovalle Isclero. Territorio di Bucciano, presumo, nello
spazio sottostante ed immediatamente prossimo alla strada a scorrimento veloce.
Presumo – ribadisco – che la mini discarica si trovi in territorio buccianese
sebbene, in fondo, il dettaglio poco rilevi. Potrebbe anche trattarsi di quello
di Airola, il discorso non muterebbe. In questa sede, infatti, e – soprattutto
– con riferimento a questo delicato argomento, non siamo mossi da intenti
polemici. Altre volte si, lo ammettiamo candidamente. Ma sull’ ambiente non si
scherza, né si possono muovere accuse a chi colpa non ha. Sul banco degli imputati
ci è solo il cittadino. Gli amministratori – non fanno in tempo a ripulire che
subito rispuntano nuovi sacchetti a mò di funghi –  la tanta gente civile e, in modo specifico, l’
ambiente siedono sul banco della parte lesa.  Il Taburno fa da sfondo ad un paesaggio a
tratti selvaggio ed esaltato dalla stagione calda che pare ben presto dover
arrivare. Mentre mi dirigo verso la Fondovalle – lasciando ad un verto punto la
‘variante’ di Moiano – mi imbatto in qualche sportivo che si allena
corricchiando a passo lento. Giusto il tempo di pensare a come ben si sposi un
po’ di sana attività con il contesto paesaggistico, ed ecco che sulla sinistra
si apre alla mia vista questo nuova meta degli sversatori. Gia ho scritto –
potrete contestarmi – più volte, negli ultimi tempi, in ‘materia’, sebbene
relativamente ad altre aree. Ma, sappiate, ogni volta che ne scoprirò una nuova
– di discarica – denuncerò il fatto, e riattaccherò con un nuovo passaggio,
fino alla noia. La gente deve indignarsi, deve denunciare – se vede – deve
isolare questi delinquenti. Ma, in modo particolare, non bisogna correre il
rischio che ci si abitui a queste indecenze. ‘La solita munnezza’ – penserà qualcuno – quasi assolvendo il fatto poiché
ormai quasi abitudinario, troppo consueto. E’ un rischio che non possiamo far
correre al nostro ambiente ed a noi stessi. Ritornando al nuovo munnezza-point, anche nel siffatto caso
la varietà dell’ offerta è veramente tanta: ci sono i classici rifiuti
domestici, stracci e una discreta quantità di rimanenze edilizie. Segno
tangibile, tale ultimo, che anche qualche piccolo imprenditore fa il cattivone.
L’ invito-appello che rivolgo, all’ ente competente – che, ribadisco, ritengo
essere esente da colpe – è, però, quello di avere il coraggio di indagare. Non
so a chi tocchi quell’ ingrato compito, ma qualcuno osi aprire i sacchetti e
vada alla ricerca di una ricevuta, di una carta intestata. Tenti di risalire
alla identità di quell’ imbecille che è talmente pigro da non separare la carta
dal vetro. Questa è una lezione che, prima o poi, si dovrà impartire. L’
educazione, molto spesso, passa – extrema ratio – anche per la via della sanzione.
Si faccia pervenire un bel verbalone salato a casa del zozzone e avremo
guadagnato un nuovo cittadino virtuoso. Anche per una questione di rispetto nei
confronti di quanti si impegnano a rispettare modalità e calendario di
conferimento ed anche perché, inoltre, il caso non è affatto isolato: qualche
chilometro di distanza, lungo la Fondovalle, si ripropongono le medesime scene
(anche in galleria) ed, ancora – ma chissà quante ve ne sono che mi sono ignote  – lungo una stradina – in uno spiazzo a
margine di una curva –  che si inerpica
al di sopra del centro abitato di Moiano. Meta ambita sono, proseguendo, lo
stradone che porta allo scalo ferroviario di Arpaia nonché almeno un paio di
aree rurali ricadenti nel territorio di Sant’ Agata dei Goti. L’ immondizia –
come ben noto – penetra nella terra, la contamina, attira i topi-gatto, emana
cattiva odore. Insomma, attenta al decoro ma, soprattutto, alla salute. 

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