SANT’AGATA DEI GOTI – Il caso dei dossi artificiali
incontestabile. E non mi riferisco alla sana pratica posta in essere dagli amanti
del jogging, bensì alla condotta di troppi che hanno scambiato via Pennino, via
Sant’ Antonio Abate o, ancora, i ‘Santisi’ per il circuito di Montecarlo o per
quello di Indianapolis.
Il pedone e tutti gli utenti della strada ‘normali’
devono, pertanto, prestare particolare attenzione a questi funamboli che –
molto spesso con altoparlanti da 3.000 euro in dotazione, rigorosamente ‘sparati a palla’ – immaginano che il corso
Vittorio Emanuele III, ad esempio, sia il rettilineo finale del loro immaginario
Gran Premio. Svariate volte i cittadini si sono fatti richiedenti di interventi
volti a ripristinare condizioni di sicurezza, anche attraverso atti
protocollati presso il preposto Ente comunale. Ad essere ‘invocati’, in particolar
modo, sono stati i famosi dossi artificiali. La loro installazione è, come
ovvio, deterrente alla velocità, sempre che non si voglia saggiare l’ emozione
di un decollo a bordo di un auto. A mezzo della presente testata abbiamo
rilanciato la richiesta dei cittadini volta alla posizione di questi manufatti
che, tuttavia, presentano il non infrequente inconveniente di ‘scollarsi’ in
tempi relativamente brevi. Interpellata l’ amministrazione sulla questione, ci
sono giunti lumi circa le ragioni che ne hanno impedito, ad oggi, la posizione.
Molto semplicemente, ci viene chiarito, i dossi artificiali – come imposto dal
Codice della Strada – non possono essere previsti lungo le ‘strade di
collegamento’ essendo, invece, possibili di impianto solo sulle strade di
‘quartiere’. Veniamo al caso concreto. Via Sant’ Antonio Abate, Corso Vittorio
Emanuele III e va Santisi sono strade – come espostoci – che hanno la funzione
di congiungere – collegare, appunto – differenti realtà di paese. Su queste
arterie non è, pertanto, possibile piantare le famose strutture sul piano
stradale. Non trattasi, quindi, di discrezionalità di azione, bensì di una
prescrizione codicistica. Lungo via Pennino, invece, che è una strada
‘interna’, per intenderci, ci sarebbe il disco verde per siffatti interventi.
Ci fanno anche presente, tuttavia, da Palazzo San Francesco come sarebbe
percorribile la strada dei passaggi pedonali rialzati i quali, però, nascondono
insidie giuridiche, come – del resto – anche i medesimi dossi di cui prima si
diceva. Nella malaugurata evenienza di un sinistro, infatti – in ispecie
riguardante conducenti di due ruote – riconducibile nella sua causa a questi
sistemi anti-velocità, quali – ed in capo a chi – sarebbero le conseguenze? Una
ulteriore precisazione – ancora – ci
viene esposta con riferimento alla possibilità di ‘impugnazione’ – avverso la
installazione di tali dossi – quale fonte di vibrazioni stradali. Un mare,
quindi, di cavilli codicistici che impedirebbe l’impianto di tali sistemi o,
quanto meno, un loro essere esente da potenziali gravàmi legali. Il problema
della sicurezza, allora? Come impedire agli imbecilli di pigiare il pedale e,
soprattutto, come scongiurare qualsivoglia pericolo per anziani, bimbi in bici
o lattanti nel passeggino? L’ unica possibilità in essere sembrerebbe rimanere
quella delle cabine-dissuasori con la connessa possibilità di applicare
sanzioni. Si tratterebbe di un ritorno di questi marchingegni che, in alcuni
suoi esemplari, ebbero poco vita. Ad essere dati al fuoco furono, roba di poche
ore dalla relativa sistemazione, uno dei due prossimi al plesso scolastico di
via Capellino oltre a quello di Capitone. Senza omettere di rammentare un ben
noto manifesto a firma delle opposizioni avente ad oggetto proprio gli
scatoloni arancioni. Che, ad onor del vero, qualche effetto lo portarono, in
modo specifico tra i ‘forestieri’. I locali, invece, dopo aver scoperto che
all’ interno non vi era nessun ‘fotografo’, presero a correre come e più di
prima. In ogni caso, ‘smascherati’ o meno dal furbo locale, quegli aggeggi
portarono un discreto abbassamento della velocità media. I nuovi-vecchi
dissuasori troveranno, quindi, collocazione in località Capellino, nel centro
abitato di Sanguinito. Sul tratto santagatese della Fondovalle spazio, invece,
ad una postazione fissa di un autovelox in direzione Benevento. Almeno ciò è
quanto si evince dal contenuto della delibera numero 13 del gennaio corrente
anno. Ma, come si può rilevare, il problema del centro-Formula 1 rimarrà tutto
in piedi.
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