RAI. il disastro milionario della soap ‘Agrodolce’
Il disastro da 70 milioni di euro si chiama, o
meglio si chiamava, Agrodolce. E doveva essere la risposta
siciliana a un Posto al sole, la soap girata a Napoli che da 15 anni tiene
banco sui Raitre e che in Campania ha finito per dare lavoro, grazie
all’indotto, a più di 1500 persone. A partire dal 2005 a volerla fortemente
erano stati in tre: il direttore di Rai Educational Giovanni Minoli, quello di Rai Fiction, Agostino Saccà, e la Regione siciliana. Tanto che Palazzo
D’Orleans, abbagliato dal sogno di riuscire a riconvertire dall’auto alla tv
una Termini Imerese abbandonata dalla Fiat, era arrivato a finanziare la prima
serie con 12, 7 milioni di fondi Fas (quelli per le
aree sottosviluppate erogati dall’Unione Europea) e 12,3 Rai. Altri 46 per la
seconda e la terza.
meglio si chiamava, Agrodolce. E doveva essere la risposta
siciliana a un Posto al sole, la soap girata a Napoli che da 15 anni tiene
banco sui Raitre e che in Campania ha finito per dare lavoro, grazie
all’indotto, a più di 1500 persone. A partire dal 2005 a volerla fortemente
erano stati in tre: il direttore di Rai Educational Giovanni Minoli, quello di Rai Fiction, Agostino Saccà, e la Regione siciliana. Tanto che Palazzo
D’Orleans, abbagliato dal sogno di riuscire a riconvertire dall’auto alla tv
una Termini Imerese abbandonata dalla Fiat, era arrivato a finanziare la prima
serie con 12, 7 milioni di fondi Fas (quelli per le
aree sottosviluppate erogati dall’Unione Europea) e 12,3 Rai. Altri 46 per la
seconda e la terza.
Agrodolce però è morta.
Le 134 maestranze sono in cassa integrazione. Il tesoro dei fondi Fas verrà con
tutta probabilità tolto all’isola dal Cipe. E Termini Imerese perderà un investimento
totale di 46 milioni se, entro il 30 dicembre, la televisione di Stato e la
giunta di Raffaele Lombardo, non troveranno una soluzione. Così oggi sul
tavolo restano solo degli studi vuoti, le speranze deluse dei siciliani, lo
spreco di soldi pubblici e un mare di singolari intercettazioni ambientali. Sì,
avete capito bene: intercettazioni ambientali. Sono i
file audio, registrati artigianalmente a partire dal 2007, da uno degli altri
protagonisti di questo pasticcio milionario che da mesi toglie il sonno ai
piani alti di viale Mazzini: Luca Josi, l’ex delfino di Bettino Craxi negli anni
difficili di Mani Pulite e della latitanza ad Hammamet, poi diventato nel ‘ 94
un produttore di successo e oggi in grandi difficoltà finanziarie. Josi, che
tramite la sua Einstein, ha prodotto Agrodolce, ha infatti presentato un lungo
esposto-querela chiedendo “se Minoli e il suo staff hanno utilizzato per
secondi fini il ruolo ricoperto nell’ambito dell’organizzazione Rai”.
Le 134 maestranze sono in cassa integrazione. Il tesoro dei fondi Fas verrà con
tutta probabilità tolto all’isola dal Cipe. E Termini Imerese perderà un investimento
totale di 46 milioni se, entro il 30 dicembre, la televisione di Stato e la
giunta di Raffaele Lombardo, non troveranno una soluzione. Così oggi sul
tavolo restano solo degli studi vuoti, le speranze deluse dei siciliani, lo
spreco di soldi pubblici e un mare di singolari intercettazioni ambientali. Sì,
avete capito bene: intercettazioni ambientali. Sono i
file audio, registrati artigianalmente a partire dal 2007, da uno degli altri
protagonisti di questo pasticcio milionario che da mesi toglie il sonno ai
piani alti di viale Mazzini: Luca Josi, l’ex delfino di Bettino Craxi negli anni
difficili di Mani Pulite e della latitanza ad Hammamet, poi diventato nel ‘ 94
un produttore di successo e oggi in grandi difficoltà finanziarie. Josi, che
tramite la sua Einstein, ha prodotto Agrodolce, ha infatti presentato un lungo
esposto-querela chiedendo “se Minoli e il suo staff hanno utilizzato per
secondi fini il ruolo ricoperto nell’ambito dell’organizzazione Rai”.
Nel documento ha
raccontato storie di presunto nepotismo; ha ricostruito, registrazioni alla
mano, vicende che profumano di mafia in cui un dipendente di viale Mazzini avverte la
Einstein delle richieste di “un personaggio locale di dubbia provenienza”; ha
prodotto documenti da cui sembra emergere il tentativo della Rai di farsi
rimborsare dalla Regione, per oltre due milioni di euro, la ristrutturazione di
studi televisivi mai effettuata. Poi ha depositato davanti al tribunale civile
un ricorso d’urgenza contro viale Mazzini, per farsi pagare molti milioni di
euro di fatture già emesse.
raccontato storie di presunto nepotismo; ha ricostruito, registrazioni alla
mano, vicende che profumano di mafia in cui un dipendente di viale Mazzini avverte la
Einstein delle richieste di “un personaggio locale di dubbia provenienza”; ha
prodotto documenti da cui sembra emergere il tentativo della Rai di farsi
rimborsare dalla Regione, per oltre due milioni di euro, la ristrutturazione di
studi televisivi mai effettuata. Poi ha depositato davanti al tribunale civile
un ricorso d’urgenza contro viale Mazzini, per farsi pagare molti milioni di
euro di fatture già emesse.
Estratto da ‘Il Fatto Quotidiano’
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