Serao: classico sommerso.

Rubrica curata da Arturo Olibano Ci sono classici rimossi e abbandonati in un purgatoriale letargo. E poi? Ci sono “Classici sommersi”: una bellissima collana di libri della casa editrice Bel-Ami di Roma. Armando Rotondi nella sua prefazione al volume “L’Infedele” della Serao, spiega le ragioni e le motivazioni di una definizione :”per classico sommerso intendiamo un autore che, per una ragione o per un’altra, sia stato a torto dimenticato, e nella nostra tradizione letteraria ce ne sono molti, forse troppi; ma può anche essere riferita a una singola opera, sottovalutata o quasi caduta nell’oblio, di uno scrittore ancor oggi noto al grande pubblico per altri lavori (il più delle volte per uno solo), che vengono continuamente ristampati. Matilde Serao racchiude in sé entrambe le possibili accezioni di “classico sommerso”: è un’autrice nota, molto nota in alcune parti d’Italia, come la sua Napoli, e pressoché sconosciuta in altre; ma anche là dove la sua figura gode di una certa fama, si ignora la maggior parte delle sue opere […]. Prolifica narratrice e, al pari di molti suoi colleghi, autrice per il cinema, mezzo di comunicazione dapprima osteggiato in quanto becero fenomeno di costume e pericoloso per la privacy del cittadino (come si evince dal suo articolo Cinematografeide apparso in “Mosconi”), ma rivalutato a partire dal 1911 in seguito alla prima proiezione del film Inferno di Giuseppe de Liguoro, Adolfo Padovan e Francesco Bertolini al Teatro Mercadante di Napoli; accesa sostenitrice di correnti culturali, come il Verismo (fu lei, insieme a Federigo Verdinois, a promuovere alcune opere di Verga); infine, protagonista della vita mondana, addirittura al centro di scandali, e grande amica di personalità del calibro di Eleonora Duse. Tutti questi elementi contribuiscono a fare di Matilde Serao un personaggio affascinante e una penna inesauribile da riscoprire. Ma in che modo può avvenire tale riscoperta? Abbiamo pensato subito a lei come grande esempio di “classico sommerso”, ma non ci sembrava sensato riproporre una delle quattro opere più conosciute, già ben presenti in molte librerie del centro e del sud Italia e facilmente reperibili un po’ovunque. Per riscoprire la Serao, piuttosto, bisogna recuperarne anche i testi meno noti, con la sorpresa che talvolta si possano rivelare persino più interessanti. Proprio in quest’ottica abbiamo scelto di ripubblicare L’infedele: un’opera che si colloca nella scia del romanzo di fine Ottocento, fatto di scandali, triangoli amorosi e donne passionali, ma con in più quel colore tutto seraiano che la rende certamente particolare, se non davvero unica.” A questa prefazione di Armando Rotondi fa seguito l’Introduzione, che è un vero e proprio saggio, di Patricia Bianchi, che sottrae la Serao agli stereotipi critici e agli stilemi linguistici del giudizio paludato e delle riserve prolisse. Quella di Bel-Ami nel riproporre testi inediti o editi di un secolo fa, è un’operazione editoriale-culturale ardua e meritoria, perché i libri che la grande distribuzione c’impone con persuasiva e puntuale menzogna, alimentano il disorientamento coatto dei servi catodici e degli schiavi mediatici. Un lettore di professione, diceva Manganelli nel Lunario dell’orfano sannita, è in primo luogo chi sa quali libri non leggere. Leggete allora i libri che vanno di meno ché valgono di più. Non lasciatevi influenzare dalle cassandre impreziosite di spazzatura pubblicitaria e dalle cariatidi incipriate di supponenza preconfezionata, ma pescate in quel mare sconfinato della piccola editoria di grande qualità: avrete sicuramente acquistato un tempo aggiunto e assoluto di eterna felicità!
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